Rutti e zanzare
Era d’estate tanto tempo fa, quando la sera era noia e zanzare, silenzio e sogni grandi, vecchi e vecchi ancor di più. Ora qui tra cosce contadine e zanzare sempre più mascoline, mi accorgo che guardo troppo indietro e mi perdo nel confuso dei ricordi, tra ostinazione ed ossessione velata di autan. Le rondini dissanguate se ne stanno sulla grondaia dichiarando la resa alla lambada e al waka waka. Mi manca la dolcezza di un pianoforte e dell’aquilone, e gli idrogeni di moscerini, invisibili tra la gente seduta nella pista del latinoamericano, mi paiono flutti di un mare di paillettes ed inopportuno. Le sagre della mia gente, sboccate e ruspanti, divertenti senza pensar al perché. La mia estate nel profondo sud della pianura arsa e lavoratrice, birra e sogni ancora troppo grandi, come il piatto coltivato che ci circonda. Tra rutti ed endecasillabi cito una pittrice lontana: le cose non accadono quando noi abbiamo tempo, ma quando di tempo ne hanno loro. Oggi siamo ai titoli di coda e ho voglia di andar a dormire. In certe bolgie si nasconde la chiave dell’universo e della “baciata” come dio comanda.