L’attesa
Mia figlia si è innamorata. È già accaduto, ma questa volta non è una pioggerellina estiva che bagna senza convinzione, che evapora senza lasciare dolore; questa volta è un temporale robusto, carico di acqua, gravido di energia, grigio pesante, intrecciato di cobalto e rabbia.

Mia figlia ha 22 anni. Mia figlia è una donna e i suoi sguardi sono rossi come la carne ancora calda e pulsante, il suo respiro è blu e denso come la notte profonda, passeggia in modo morbido come se fossero stati smussati gli spigoli.
É felice senza motivo apparente, le sue movenze hanno il fresco verde dell’erba medica, tenera e profumata.
Il sapore rotondo di maggio si disperde dove lei siede per studiare, o per aspettare una notifica che la fa scappare veloce nella clandestinità, nell’intimità dove può tornare ad emozionarsi come una bambina.
Lui non lo conosco, ma nelle mani ha le attese di mia figlia, le sue paure, i suoi palpiti e il tremare rugiadoso delle sue ciglia, il giallo del suo ottimismo.

Lui ha aperto la gabbia in cui lei si era rifugiata, la comfort zone ( come dice Lei, nella sua lingua onnicomprensiva di ogni latitudine ), l’amena clausura. Per questo, per ora, lo odio.
Mia figlia inizia a volare lontano perché il suo cuore non ha più casa nel nido, ora vola e non posso fare nulla.
Mia figlia vive l’attesa, guardinga come la lucertola che si spiaggia al sole.
La osservo con nostalgia, penso alla bambina che è stata e che ha lasciato qualche traccia in questa donna matura, pensante, forte e nel contempo fragile; quella bambina che amava la morbidezza della lana vera, era sempre spettinata e riempiva le stanze come una folata marzolina che spariglia le carte sul tavolo e alza la polvere dai libri esausti. Quella bambina che era disordine e dolcezza.
La osservo pensare all’Amore, la spio e la invidio, invidio la sua giovinezza, la sua possibilità di poter anche perdere tutto, perché le sue primavere saranno forti come la morte, e le sue passioni feroci come il caldo bianco riflesso nell’intonaco del primo pomeriggio di luglio.
La invidio e l’accarezzo con le inutili parole di un padre che vorrebbe condividere il niente che ha capito, che vorrebbe proteggere Lei (da cosa poi?), Lei che esce dalla trincea per consegnare, senza ragione o calcolata prudenza, il petto al sentimento multiforme e spietato, che da sempre nutre il mondo, l’Amore, e lo domina con i suoi figli illegittimi. Ma sono impotente e non posso che godermi la pace custodita dal divano posto nell’angolo più fresco del mio soggiorno, dove gli spiriti che amo, come proiezioni in un dagherròtipo (che fissa con la luce le ombre), si fissano negli angoli scarni e pensosi che nessuno considera.

Mia figlia ha nei lineamenti quella soffusa e carezzevole vaporosità, un metamorfosi che accade. Mia figlia ha 22 anni, e per volere di Apollo, sottoposto e imbarazzato, sta diventando una giovane pianta di aromi fragranti, robusta, verde, dal legno elastico, sotto la cui chioma cespugliosa, gli insetti trovano conforto, le farfalle sapori, la fauna meravigliosa generosa verzura.