michele casella

Diario minimo

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Ode all’imperfezione

Ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. Da anni, forse per una deriva sincretica di un rito, il Natale, che include tutto il paganesimo sopravvissuto, questa giornata si è trasformata nella massima espressione dell’anarchia disciplinare  e dolciaria, senza lezioni, con qualche interrogazione di recupero per i disperati (dannati che sino all’ultimo lottano per una sufficienza), senza un programma, senza un filo, meravigliosamente disordinata e goliardica, un conato di vita. Una giornata un po’ kitsch, devo dire, condita da una gioia di plastica che risulta sempre commestibile seppur per nulla credibile. Ma va bene così! 

Molti ragazzi si vestono da Babbo Natale. Sono goffi nello scimmiottare uno spirito natalizio di per sé già ridicolo. Sono coraggiosi, io alla loro età non l’avrei mai fatto, e per questo li stimo, un pochino, non troppo.

Il massimo livello di tossicità lo si raggiunge il classe: pandoro (il panettone è boicottato dai teenager, sciocchi che non conosceranno mai l’esotica delizia dell’uva passa e del candito), dolcetti vari, strenne natalizie, “pigiamoni” rossi e soffici indossati nei bagni e poi tolti prima di tornare a casa, e una playlist degli orrori, tra musica trap e tutto il mainstream possibile ed  immaginabile in circolazione. A questo punto l’ecosistema natalizio collassa in un nonsense: tante cose insieme che non c’entrano nulla, una perdita di equilibrio in sostanza. Ma va bene così.

Forse la più feroce dissonanza è vedere delle ragazze felici ballare mentre ascoltano un cantante fintamente incazzato (quando la rabbia fa arricchire, diventa un paradosso mortifero che travalica la possibilità di qualsiasi ironica benevolenza) e misogino che le insulta, o meglio, insulta le ragazze in generale, tutto però in pieno stile natalizio, tra cappellini rossi slavati, barbe bianche sgualcite, e andature maschili a metà tra il passo di una renna paraplegia e Santa Klaus strafatto che cerca di risalire il camino. Questa è una discrepanza (un cortocircuito) della finzione magica del momento che mi disturba. Forse è il grottesco della dimensione “malvagia” e nel contempo edulcorata del natale a disturbare. Ma basta ovvietà, va bene così.

In questa epifania di gioventù, le ragazze e i ragazzi sono gemme rigonfie pronte ad esplodere per diventare grandi e percepisco, seduto bonario in un angolo, la paura e l’attesa, lo smarrimento che prelude la rivelazione, ma loro non lo sanno, non lo colgono. Sono affascinato dalle dissonanze delle imperfezioni. Le imperfezioni sono gerarchiche, sottintendono un cambiamento, e si evolvono in altre imperfezioni, diverse, che completano un passaggio, preparandosi ad un altro successivo. Nel farlo emettono dei suoni cosmici diversi, che trillano, tintinnano, evidentemente inadatti e diversi rispetto prima, preludio di un dopo che non sarà mai armonia, ma ricerca di essa.

Noi, tutti, siamo un’imperfezione che si trasforma in continuazione. 

L’adolescenza è la stagione regina del cambiamento, dell’evoluzione. Non so spiegarlo bene, ma l’attesa davanti a ciò che sarà o potrebbe essere, mi innesca una vertigine importante. Mi sento uno spettatore della Vita (con la “v” maiuscola) che si trasforma e si disvela davanti agli occhi, prepotente e sfacciata, impacciata e violenta, dolce e graffiante, fragile e di un prepotente color giallo (Van Gogh è rimasto tutta la vita un adolescente).

Essere spettatore di questo è straordinario, ma nella contingenza è non solo ordinario, ma addirittura banale. C’è e c’è sempre stato. È un ripetersi che mi ha visto protagonista in un momento di trascurabile e insignificante esaltazione. 

Ma l’ineluttabile non cancella la magia del ciclo, dell’imperfezione che diventa qualcos’altro. 

Lo spirito di meraviglia davanti a questo dovrebbe animare qualsiasi educatore. 

“Tutti siamo imperfetti!” si accennava prima. Vero. Ci sono però due imperfezioni. Faccio un esempio da entomologo per spiegarmi (cioè per aiutarmi a capire quello che io stesso penso) sulle differenti imperfezioni. C’è infatti quella del bruco che diventerà crisalide e poi farfalla; e quella di una farfalla, sgradevole ai nostri occhi ( se può esistere bruttezza nell’originalità), ma compiuta. Quella farfalla è il compimento di un ciclo, è quello che è, e non può essere altro. Potrà sembrare singolare nella propria bruttezza, ma come ci appare è la conclusione dell’evoluzione, o un passaggio di essa e questo merita rispetto. Certo, ha margini di miglioramento, può ancora sperare, ma una falena non diventerà una rapaiola o una farfalla vulcano (o atalanta). Ma ripeto, massimo rispetto. Va bene così!

Nicolaes de Vree (1645–1702), Natura morta nella foresta con piante in fiore e farfalle,

Pensiero riepilogativo, per me, solo per me: Il bruco nella sua imperfezione può ancora aspirare alla bellezza perfetta (che non esiste, ma la futura farfalla lo capirà volando), mentre la farfalla è diventata quello che ha potuto o ciò che il destino o la Natura hanno stabilito Sono entrambi, bruco e farfalla, belli e nel contempo imperfetti, solo che il bruco può sperare ancora in altro. 

Oggi assisto al manifestarsi della prima imperfezione, in questa aula abbagliata da un sole pallido, quella del bruco che attende l’esplosione, che si prepara al volo, con tutta la paura, camuffata da voglia di “spaccare”, che ognuno di noi ha avuto quando è stato adolescente.

Le attese sono il vitro della speranza, del desiderio e della paura.

Queste ragazze che ballano sgraziate davanti alla lim, chissà cosa saranno al compimento dell’attesa: cabarettista, Capo di Stato, infermiera, biologa, influencer, poetessa, ladra, sognatrice, imprenditrice, camionista, psicologa, sciamana, receptionist…

Può accadere tutto, ci sono delle variabili, ma il bruco diventerà una farfalla e tutto sarà meraviglioso, come meraviglioso sarà il cambiamento, le ali che si schiuderanno lentamente, e accarezzeranno l’aria per poterla solcare. 

Gustave Doré, La prateria, 1855

Delle future farfalle ballano mentre le osservo quasi commosso, immerse nella banalità del natale commerciale venduto nei market cinesi; ballano in attesa di volare. Questo penso durante le mie ore di lezione, seduto ad accarezzare con gli occhi la mia classe mentre festeggia, apparentemente felice (quanti dolori sono accantonati, ora, con forza). All’improvviso, maledetta!, parte la canzone Shiva & Paky – Digos (Official video). Fa parte del gioco. Sto semplicemente invecchiando. Va bene così. Buon Natale.

La rete e i grilli

Sulla mia poltrona, ora che tutte le piccole donne di casa dormono, realizzo che non ho la tv da tempo. Una scelta inutile di raffinata distinzione, secondo molti, noia della banalità per me. Godo alcune ore di silenzio e sento i grilli cantare in giardino, il russare di Rachele e il rumore dei trasformatori elettrici della ferrovia vicina. Tutto acquisisce fascino se lo si avvolge di silenzio. Oggi è arrivato però il momento della seconda partenza. Benedetta, dopo la prima, ha il cellulare. Dopo un lungo rimando al limite dell’incoerenza più becera. Con esso le nostre raccomandazioni, gli ammonimenti sulla rete che non conosce oblio, pietà e discrezione. Le nostre ansietà come memento mori per l’avvio del suo grand tour nel mondo della finzione.
“Fai attenzione! Facebook è pieno di cretini! Si vestono di coraggio ed interesse perché soli e senza termini di umanità, senza la minima possibilità di toccare nello sguardo prossimo la propria imbecillità”.
Parole così lontane …. L’educazione sentimentale ha deviato il percorso e corre come la luce. E le nostre raccomandazioni sembrano il fischio di un treno a vapore che incrocia la modernità sfrecciante ed affusolata. Nei suoi occhi c’è la voglia della scoperta, dell’autonomia e del pericolo. In lei esplode la fame per il mondo e i suoi trucchi. L’indigestione le verrà, senza complicazioni gravi spero. Vigileremo dal faro, inutilmente ed abbandonati alla fortuna e alla sua intercessione, l’unica che ci può salvare. Buon viaggio bambina mia, ora che dormi e mi hai consegnato il cellulare, ascolto i grilli fiacchi di rigore ed aspetto il sonno e la sua rete magica.

Michelangelo Pistoletto. Nuovo titolo dell’opera : La gioventù e l’incontro con la Rete. Libera reinterpretazione dello scrivente….

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