In memoria di Marquez. Posta da Macondo
Come a Macondo una malattia mi ha colpito ed ora soffro di insonnia e di perdita di memoria, devo mettere bigliettini in tutti gli oggetti per chiamare giustamente le cose e per spiegarmi come le cose vanno usate. “Le cose hanno vita propria, attendono solo qualcosa che ne risvegli l’anima”, afferma ancora Melquíades. Ma gli zingari non sono più credibili come un tempo…Realismo magico ed altri artefici, pozioni violacee che mi guariscano e sanino la mia coda animale ed un secolo di solitudine del mondo. Aureliano ha conosciuto il ghiaccio, grazie al padre, ed ora può essere fucilato. La morte, come a Macondo, è la visita di una banda musicale che ti sveglia nelle prime ore del meriggio in un caldo agosto, con una musica da ballo, un ripetersi inesauribile di umanità. Alla fine, come i Buendia, in cammino verso il Destino non possiamo che cercare buona compagnia per essere presentabili alla Fine. “Gli dica, sorrise il colonnello, che non si muore quando si deve, ma quando si può.”. Da cosa nasce tutto…tutta la magia? Dalla miseria e dall’ignoranza e dal tempo che è galantuomo. Così mi ha detto mio padre.