Elogio alla banalità

di michelecasella

Andata e ritorno Assisi e casa per doveri civici. Cosa non si fa per amore. Con il mio giovane autista promotore del fastidio cosmico sono in autostrada. Immerso in questa infinita lingua d’asfalto con un odore di fieno bagnato e il rollio delle gomme come accompagnamento musicale. Penso alla banalità e mi faccio il mio viaggio. Rivalutandola. La luna mi fa da abat-jour e mi ispira moti nuovi. Da sempre il mio approccio al banale l’ho vissuto come un atterraggio di fortuna. Si decolla con le aspettative, i sogni, poi i motori vanno in avaria con la realtà, concludendosi il tutto nella frustrante accettazione del come sono le cose, la propria vita. I sogni si rivestono di “e se”, e la giornata prende una piega inattesa, disarmante. Avrei voluto essere il professor John Keating ed invece lavo i piatti e cucino con una tesi di laurea nel cassetto che tutti i giorni guardo con vergogna. Ci sono tutti gli ingredienti per rassegnarsi all’oblio della comune disillusione. Invece no. Coup de théâtre, la banalità é bella, é fertile, é creativa. Chi si rassegna è uno che ha smesso di sognare oppure non lo ha mai iniziato. Certo, cambiare pannolini, mediare ritocchini di sigarette a fumatori incalliti è lontano dal citare versi di Walt Withman in piedi sui banchi di un liceo. Ma è la mia vita, frutto di scelte, coincidenze, doni. Un flusso temporale in cui lei, la nostra imputata, diventa una boa, un riferimento. E la banalità, in tutto questo acquisisce una fragranza dolcissima. Un mare di occasioni, interpretazioni e poesia. Ed io ci sono dentro. Un’immensa occasione per cavalcare la vita ogni giorno senza perdersi nulla. E poi, per dirla tutta, uno che si fa 8 ore on the road per l’Italia per svegliarsi accanto alla donna che ama e farsi sbaciucchiare dalle figlie che adora è già ripartito per un nuovo viaggio. Oh capitano o mio capitano….

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