Silenzio Romagnolo

di michelecasella

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In vacanza finalmente. Sono arrivato sino qui boccheggiando. Mi ero ripromesso di evitare il mare e i suoi calori. Ma le bambine mi riportano sempre alla ragione.

Certi luoghi sono tuoi, anzi, tu appartieni a loro. Magari ti hanno irretito per caso, per quelle solite circostanze che non controlli. Al destino vacanziero non puoi che arrenderti.

La Riviera Romagnola per me è questo: un sacrario a cui devo il mio obolo. Di tempo, di presenza, di poesia.

Mi auguro buone ferie, falsamente dispiaciuto per chi non le farà.

Sospeso lontano al largo,
Sfatto per l’epica nuotata,
Dopo le boe e i pedalò,
Ammiro la Riviera dorata
Bazar del divertimento balneare,
Pullulare di omini, storie, colori
Ed altre inutilità di piena stagione.
Col solo ondeggiare,
Io e l’Adriatico sornione,
Penso al Pensare silenzioso,
Quello pallido, quello lontano,
Delle colline che baciano il Rubicone,
che resiste negli anfratti
Ombrosi del Titano
Tra ulivi proletari e l’Albana nano.
Lo immagino sullo sgabello, vestito
Da contadino pensionato,
Trafelato ed inutile, rugoso e taciturno
Da Fellini, con amore fraterno
Dalla Memoria sloggiato.
Lui, ora, in questo frastuono,
Cerca riparo nelle case colorate,
Nel porto oramai dismesso,
Circondate da mercanti stranieri.
Il Silenzio pensoso
Lancia l’ormeggio,
All’accento ammiccante
Allo spirito del lavoro godereccio,
Con una storia importante
Di preti antichi, mitici albergatori
E vitelloni senza mordente.
Tette improbabili pance flaccide,
Lo assillano indegnamente
In una fiera del ben stare,
Di bocce, pesce e piadina
In un companatico da Parnaso
Che ha sempre il suo bel dire.
In questo grasso vociare
Di parlate lontane
Fuse dal motto
“Stessa spiaggia e stesso mare”,
Non riesco a scrollarmi,
Nel solitario galleggiare,
Il vuoto fresco del Pensare,
Buono come una birra gelata,
Corposo come il romagnolo disnare.
Sono il passero pacioccone,
Che saltella invisibile tra i turisti,
Intercetto ogni dettaglio che conduca
A lui, al suo dir tutto senza parole
Solo col sole, in un mare
Sommerso dal vacanzierio rumore.
Sono certo che si sia accasato,
Nell’androne di una rocca invisibile
Con il Cagliostro che ancora vaneggia
Senza ascolto, aspettando forse me,
Anzi no, di certo Tonino, il suo ottimismo,
Nonostante il padre che raccoglieva carbone.