Voglio la mamma, un atto di resistenza civile
di michelecasella

Intervista a Mario Adinolfi, autore del libro “Voglio la Mamma”
Mario Adinolfi, giornalista, conduttore radiofonico, blogger e giocatore di poker di fama internazionale,è stato il primo italiano ad arrivare al tavolo finale del World Poker Tour. Autore di due saggi Il Conclave ( Hacca 2005 )e Generazione U ( Hacca 2007 ) e dei romanzi Email (Hacca 1999), Mundial (Hacca 2004) e La ricerca della costante (Aliberti Castelvecchi, 2010). È uno dei fondatori del Pd ma nel 2013 ha deciso di non candidarsi. Dopo l’uscita di Voglio la Mamma, prima su facebook e poi via stampa grazie a Youcanprint, presenta in giro per l’Italia il libro promuovendo la nascita del circoli VLM come presidi di “controllo” in difesa della vita e della famiglia.
Come nasce questo titolo?
Il titolo del libro me lo ha suggerito mia figlia, che nonostante i miei sforzi per essere un padre presente, quando sta male esce sempre con la frase “voglio la mamma”, il mio fallimento sostanzialmente ma un richiesta che affonda le sue radici nella natura.
Quale è il tema centrale di questa pubblicazione?
Il tema centrale è svelare i falsi miti del progresso. Quando ci dicono che Elton John è un gran figo perché si è sposato con il suo compagno e sprezzante di ogni legge naturale ha dichiarato che ci avrebbe fatto un figlio, questo viene presentato come progresso. La falsità e l’inconsistenza di questi miti è nelle parole stesse di Elton John, che descrive la nascita del figlio in un intervista al The Telegraph. Dopo aver organizzato un casting una donna viene inseminata e nasce il bambino. Dopo pochi secondi dalla nascita il bimbo viene appoggiato sul seno della madre, poi “nell’imbarazzo di tutti i presenti” ( virgolettate le parole della pop star) viene strappato dalla mamma. “Per due anni il bambino piange in modo inconsolabile” e tutti i giorni l’aereo privato del cantante vola sino in Canada per prelevare il latte materno. Alla fine dell’intervista il buon Elton conclude così: “Zack quando scoprirà che non ha una madre avrà il cuore spezzato”. Il confezionamento della storia è favolistico, ingannevole. La battaglia è questa, da uomo di sinistra affermo che i desideri non possono essere trasformati in diritti. E tra la mamma con il suo piccolo ed una ricca coppia gay, tra la ragazza che vuole abortire per andare in tv e quel bambino che verrà strappato dall’utero, tra i chi vuole morire e chi viene ucciso senza averne mai espresso il desiderio, chi sta con gli ultimi ha chiaro con chi schierarsi.
Perché affrontare tutti questi temi in un libro?
Se non ce ne appropriamo come cittadini, decideranno gli organi non democratici. Il diritto di famiglia verrà stravolto per via giudiziaria, deve essere invece difeso con un atto di resistenza. Dobbiamo prepararci, formarci ed essere preparati sui numeri. In un confronto radiofonico con Antinori, il promotore della fecondazione eterologa in Italia, il professore ha iniziato a sparare dei numeri inconsistenti. Se siamo pronti, se ci informiamo, possiamo demolire queste falsità, perché alla fine gli unici numeri che contano, per Antinori e non solo, sono le svariate migliaia di euro che una coppia è disposta a sborsare per possedere un figlio grazie alla fecondazione eterologa. I soldi sono l’unico motivo per cui si celebrano questi falsi miti del progresso.
Non ritiene che tale fermezza possa apparire come un non volersi confrontare?
Mi rappresentano come l’alfiere dell’oscurantismo contro la modernità. Nei dibattiti spesso devo adottare “la mossa del cavallo”. Cioè ribaltare il piano della discussione. Io non parlo da un punto di vista confessionale ma da un punto di vista logico, supportato da dati e da ragioni inoppugnabili. Il mio libro è un piccolo strumento per fare la mossa del cavallo con chi si lascia abbagliare dalle fasulle verità, dalle manipolazioni.
Quale deve essere la posizione di chi si oppone a questo finto modernismo?
Cosa vogliamo fare dell’uomo? Se le norme ci impediranno di scrivere mamma o papà nel momento in cui iscriviamo i figli scuola, noi abbiamo iniziato a rompere l’elemento essenziale che fonda l’umanità. Tutto viene legittimato. Dobbiamo uscire, soprattutto dalle sacrestie, avere le competenze ed avviare un corpo a corpo intellettuale. Non c’è via di uscita.
Ma la questione intellettuale può bastare?
È l’unica che ci può dare ragione. Le verità assodate non bastano più, bisogna difenderle con l’intelligenza, con i dati e con l’astuzia. Tempo fa è esploso il caso di Melania Mazzucco, il cui libro è stato letto in un liceo come testo antidiscriminazione. In quelle pagine veniva descritta la fellatio tra due minorenni. Una ragazza si opposta e da lì è scoppiata la polemica. In una trasmissione hanno iniziato questo libro come una pietra miliare della cultura e all’integrazione. Semplicemente ho preso il libro ed ho letto il brano sotto accusa. Due righe e poi il conduttore “progressista” mi ha chiesto di fermarmi. “Il testo non è adatto, non si può”! A scuola sì, con i nostri figli possiamo, in tv no, dove a guardaci c’è un pubblico colto? Il fatto è esemplare che la ragione è dalla nostra parte. Possiamo perdere solo con il nostro silenzio, con la nostra rassegnazione.
Mario Adinolfi è stato anche parlamentare. Nella stanza dei bottoni non pensa che avrebbe potuto fare di più?
Quando nel partito in cui militavo mi permettevo una mezza parola sui temi affrontati poi nel libro, la reazione era sempre la stessa, cioè l’invito a non parlarne. Non vi era un’opposizione, ma una spirale del silenzio, perché il tema era divisivo, creava solo problemi. La vita invece ( con la nascita delle mie due figlie ) mi ha posto questioni che non potevano essere rimandate e in me si è consolidata l’idea che sono essenzialmente tre i temi sui quali la politica dovrebbe pronunciarsi: nascere, amare e morire. Ma la politica ha deciso di tacere, non se ne vuole occupare. Per questo ho iniziato a scriverne.