Meriggiare pallido e assorto, ovvero assenze volontarie
di michelecasella
Penso capiti anche ad altri, ma spesso sento in modo sensibile un distacco tra il mondo esteriore e quello interiore. Una specie di dissociazione che presumo essere il preludio allo svelarsi della mia natura psicolabile ed istrionica. Non mi reca disagio tutto ciò, semplicemente un senso di vuoto da riempire. La stessa sensazione che si prova scendendo precipitosamente da uno scivolo ripido. É una parentesi veloce, poi subentra profumatamente un agio indescrivibile, paragonabile all’emozione che provo quando mi arabesco la mente di parole e situazioni improbabili, di congetture che altrove potrebbero essere lette come poesia o delirio letterario. Una pace che nasce dalla compattezza e dalla solidità che vive dell’accontentarsi. Robustezza e distacco, le mie due vive di fuga. Scollegamento tra vita e interiorità, così nettamente separate da potermi permettere il lusso dello spettatore pagante che può sbadigliare anche davanti al dramma dell’esistenza, non la mia, per fortuna, felicemente anonima e serena. I demoni del progresso mi invitano a svoltare, a scompormi, a prendere una posizione netta, irriducibile, a macchiarmi della rovina del tempo e dell’affanno. Ma il male di vivere non mi appartiene, troppo alto per la mia ordinarietà. Hanno ragione però i saggi, dovrei visitarlo; non ne ho voglia. Desidero solo bearmi del meriggio caldo nel mio letto fresco e sfatto, aspettando sera, lavorando il giusto, fumando con moderata adorazione un sigaro stagionato e pensando alla cena. Nichilismo, esistenzialismo di provincia, non so…? Con questo piccolo stratagemma, la decadenza del mondo mi passa attorno senza sconvolgimenti, come un intervallo malriuscito di un’opera che vale per lo meno il biglietto. La decadenza, la scenografia costante alle gesta della nostra storia attuale, senza speranza e slanci, un po’ cafona, ridicola come un cieco conducente, è il palco migliore per riprendere il volo. Alla fine la morte arriverà, mi troverà in ritardo, ma avrà gli occhi chiusi e la bonaria pazienza di una madre oramai stanca ed anziana.