Maggengo
di michelecasella

Nel retrobottega di casa mia,
scostando tralicci spinosi,
Scìe chimiche come spighe,
Ancora sudicio,
Faccio maggengo
Delle conclusioni
Della prima metà del raccolto.
Vaglio la materia spuria,
La gramigna lanceolata,
L’equiseto tessuto di rimpianti,
Il cencimolle bastardo
E l’ inutile senza nome.
Ho messo lo sfalciato
Al sole,
E faccio un bilancio.
Sono rammaricato,
Non dell’ abbondanza, certo,
Ma della sostanza
Aspra e pallida.
Ascolto seduto sull’aia,
Come i miei vecchi,
Ascolto i ricordi
Senza trovar distrazione:
Odora ancora nel vespro,
L’ingombrante dottrina,
Dal fiato pesante,
Dalla lente spessa.
Della fienagione passata
E dei suoi profumi,
Non ho alcun ricordo certo,
Se non uno vago
Di vaghezza splendida.
Rivedo la tremula calura
Condita dal rosario,
E il portarmi docile all’ombra.
Rivivo il delirio maldestro,
Di quegli anni ingialliti,
Con la sera popolata d’insetti,
La bici untuosa,
Le ombre magrissime
impastate di sterrato.
Mi resta in tasca,
Spiegazzata,
La serenità,
Di uno stelo ancora verde,
Tra le labbra non più acerbe.