il volo della zanzara e il Tennesee

di michelecasella

Una zanzara, alle quattro del pomeriggio, fuori luogo come un riccio di mare nella muta da sub. 
Mi ha sorvola da una decina di minuti. La sento, l’attendo per lo scontro finale. All’ultimo sangue. Fingo di dormire così la posso sorprendere. Una manata e tutto viene riportato all’ordine. Un attimo e di lei non rimarrà che un puntino di ematico e qualche pezzo di cutina aggrovigliato. Finché vola impensierita dal mio immobilismo, le sue alucce battenti mi ricordano Seven Years di Norah Jones. Ascolto il suo svolazzare al ritmo del banjo, il ticchettare delle corde, e mi rilasso. Immagino i campi dell Tennesee, i pollini verso sera trasportati dal vento verso il fiume, i colori aranciati dei film di Zemeckis, le atmosfere dell’epopea americana post Jonh Ford. L’America delle torte di mele e dei panni stesi al sole attenendo i ritorno del veterano…anche la zanzara, che è un animale sensibile, con il sangue altrui nelle vene, viene rapita dalle mie suggestioni, si avvicina, per condividere il mio sogno, il nostro sogno, la nostra migrazione lontana, sul set dell’America dalle tinte forti color pastello.  Sui prati verdissimi, con i muriccioli di pietra, gli alberi frondosi, gli insetti, quanti insetti vivono beatamente nei pascoli mittelamericani, nelle distillerie, nelle segherie, nella fronde dei abeti altissimi, negli scorci della fattoria di Jonh Cable e Cades Cove.

 Atterra la mia amica sul mio braccio peloso, un prato ubertoso per lei, ricco e succulento, ed anche lei immagina le american pie appena sfornate, i panni stesi,  i veterani …. pahhhhh addio sogno, maledetto animale. Mai fidarsi di chi parla con un insetto….mai …!