Piccolo mondo antico

di michelecasella

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A volte succede. Ti prepari velocemente per arrivare trafelato e sudato ad uno dei tanti incontri dettati dall’incarico amministrativo, sottomesso stoicamente alla routine, ed invece vieni baciato dalla sorte, dalla generosità del destino. Tre giorni fa ho vissuto un’esperienza mistica. Forse è troppo definirla così, ma non costa nulla…. Diciamo che ho passeggiato in carne ed ossa in un quadro, anzi nell’estetica di un artista: Paolo Caliari detto il Veronese. Ieri poi, quasi condotto da una mano invisibile, ho visitato la mostra in Gran Guardia a Verona ( http://www.mostraveronese.it ), ben curata e con un ottimo catalogo, dedicata appunto al Veronese. Lì il cerchio si è chiuso. A Villa Baja Guarienti a Tarmassia è iniziato però un viaggio. Grazie alla padrona di casa, di una sensibilità ed intelligenza che giustificano l’effige della nobiltà, mi sono immerso nella storia della sua famiglia, dal seicento, con la discrezione di chi calpesta con cauta reverenza il tempo e suoi frutti. Il richiamo al Veronese non è scoccato dalle stampe sparse qua e là delle sue opere più famose. Neppure dalle grandi tele, inscurite dal tempo, di artisti minori evocanti la monumentalità della scena, i panneggi e il dettaglio del pittore del lusso veneto. Il rimando è venuto dal silenzio, che ti pervade nelle stanze della Villa. E l’ho rivissuto nei saloni della mostra. I quadri del Veronese sono una celebrazione della non parola, della rappresentazione articolata, particolareggiata, complessa e lussureggiante, ma muta. I suoi personaggi sono presi da un’estasi di realtà a causa della quale non riescono a proferire parola. Anche a Villa Baja ho provato la sensazione di un blocco del parlare, dell’eloquenza. Anche lì regna un universo pieno di dettagli, richiamante altre epoche, composto con grazia domestica ed immerso in un silenzio quasi sacrale. Da Tarmassia, la frazione in cui la Villa vive con discrezione, a Verona, con il Veronese, con i suoi quadri, in una mostra piacevole, con delle sorprese.
Al tempo che matura nella villa e alla minuziosa tensione al particolare dei quadri della mostra dedico questo mio stato di intimismo. E mi dedico “La cena a casa di Simone”, presente in mostra, con la sua folla silenziosa e la cura nel riprodurre il quotidiano e le scene della vita.
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