Amanti di strada

di michelecasella

Ci sono alcuni amori clandestini ammessi. Non fedifraghi nella sostanza. Uno di questi è il mio. Io e la mia ragazza oggi ci siano presi un paio d’ore di passione. In questi mesi ci siamo visti un paio di volte. Io, assorbito dalla famiglia, gli impegni, le ricorrenze. Lei è rimasta buona, in attesa, ad aspettare il suo uomo per una cavalcata per un’esplosione d’amore. Mia moglie lo sa, conosce questa mia debolezza, la sopporta benigna. Forse pensa siano gli ultimi colpi di vitalità di in uomo sazio, sereno e che ha voglia semplicemente di un diversivo, di una galoppata a ritroso nella gioventù, di un’amante discreta ma responsabile e che non metta in discussione nulla. La mia ragazza, se pur silenziosa, quando l’accendi, sa il fatto suo. Ha i suoi anni, rispetto alle altre è sicuramente démodé e un po’ appesantita. Ma sulle lenzuola su cui consumiamo il nostro amplesso, ha un ruggito rispettabile. Il tiro è quello dei suoi anni migliori, come il suo canto, rauco ma irriducibile. E non si stanca. Per ore, io con lei. Io e lei e la strada, il caldo, gli scarichi nebulizzati sulla mia pelle e su di lei, gli insetti maledetti che si schiantano imbelli, senza speranza. Ma noi siamo un tutt’uno, una sola carne, un solo meccanismo ben lubrificato e rodatto. Noi due, la strada e le sue perpendicolarità, il fruscio e la solitudine. Chi non possiede una motocicletta non può capire la libertà che si può immensamente contenere in 900 cc. Ai motociclisti di tutto il mondo, che incrociandosi alzano le dita in segno di rispetto, un’opera futurista. Perché la motocicletta è avanti, cantata da poeti e cantautori, perché la moto sarà sempre prima… Finché non piove. Giacomo Balla, “Velocità di una motocicletta (studio)”

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