6 febbraio 2023
di michelecasella

Carissima
Ho letto il tuo scritto. Anzi, per la precisione me lo sono letto due mesi fa, poi l’ho lasciato decantare. Ora l’ho riletto, cercando di cogliere ciò che la tua scrittura voleva dirmi.
Non sono uno scrittore, o meglio, scrivere non è il mio lavoro. Ma amo la scrittura ed amo leggere. Mi dà grande gioia assistere allo svelamento della parola che avviene leggendo. I miei consigli saranno quelli di un buon lettore e non quelli di un editore, o addirittura, di un correttore editoriale.
Partiamo con ordine. Mi piace la scrittura breve, asciutta, lineare, che sa nascondere il molto dietro il poco. Le gradi architetture sintattiche non mi hanno mai entusiasmato, se non in rari casi, come i grandi geni della letteratura francese e in particolare russa. Il tuo approccio asciutto e diretto quindi mi piace, lo trovo snello e rilassante. Il tuo stile di scrittura è un invito ad andare avanti, in scioltezza, con la serenità di chi capisce dove il percorso stia piegando. Ma questa scelta porta con sé un pericolo: la “scontatezza”. Mi spiego meglio. La scrittura deve essere docile alla lettura, ma creare inquietudine. Le storie interessanti lasciano sempre un vuoto che ha bisogno di essere colmato. Un buon scrittore non da risposte, ma genera domande. Un ottimo scrittore non dà pace con le sue parole, ma genera tempesta. Per questo ti invito a progettare i tuoi racconti in modo nuovo. Prima di scrivere fai tua la storia, in generale. Non perderti nella ricerca dei dettagli. Devi cogliere il sangue della storia, l’energia. Una volta fatto tuo tutto questo, usa le parole con la prudenza di chi non vuole dire tutto, ma lasciare uno spazio d’ombra. Le parole non svelano improvvisamente, lasciano intendere, disvelano in minima parte, evocano e non declamano.
Il secondo consiglio riguarda il destinatario. Per chi scrivi? A chi è destinata la tua scrittura? Per un buon testo bisognerebbe aver chiaro il destinatario di un nostro scritto. Questa è una prassi necessaria per un prodotto completo, ordinato, organico che abbia un obiettivo. Se invece vuoi provare l’irresistibile gioia della creazione letteraria, devi scrivere per la scrittura stessa. Banale come affermazione? No, in realtà è terribile. Perché lo scrittore si lascia divorare dalla sua stessa fame, il bisogno di riversare la vita nelle parole non troverà mai sazietà. Questa è una condanna. Si tratta di un’esperienza d’amore che prosciuga, a volte a tal punto da sentirsi inariditi. Lo scrittore non è mai in pace con le parole che fissano la vita. Questa è una via obbligata. Senza il dolore dell’incomunicabilità, la pena dell’indicibile, le parole sono prevedibili, sono silenziose, sono piane, sono morte. Scrivi per la scrittura, vivi un’esperienza che celebra sé stessa. Non pensare ai concorsi, non pensare alle gratificazioni, non pensare alla storia. Il raccontare deve essere qualcosa di vitale, un assillo che affligge ogni tua giornata.
Se sopravvivi a questo, possiamo ragionare su un altro suggerimento (non consigli, li trovo stucchevoli, mentre un suggerimento è figlio dell’istante, il consiglio viene partorito dalla ragione …).
Trova un compromesso tra le parole che vogliono essere ascoltate e la vocazione dello scrivere per scrivere. Per giungere a questo punto devi maturare, esercitarti, confrontarti, accettare le critiche più feroci (spesso le migliori), sino a che non sarà tua la tecnica e il controllo di queste due forze che cercano di prevalere l’una sull’altra: la parola e il desiderio dello scrivere. Dovrai imparare qui ad essere una buona artigiana. Le grandi opere sono frutto di una continua mediazione tra forza e misura, un compromesso tra tecnica ed energia. La misura che raggiungerai, ti sarà naturale. Compromesso significa rendere accoglibile ogni parola preservandone il mistero, rendere intrigante ogni frase mantenendone l’intrigo, rendere luminoso il pensiero, conservando l’inquietudine che si coagula nel momento in cui si fa la “chiusa”, con il punto, con la fine di una frase, che in realtà è un nuovo inizio.
Per concludere, ti invito a scrivere sempre: pensieri, osservazioni, fatti strani, persone che incontri sul bus, sul treno, in centro. Porta sempre con te un taccuino per scrivere. Anzi, il tuo primo taccuino te lo regalo io. Portalo con te e imbrattalo con la tua vita. Osserva e scrivi la vita e da lì fai germinare la tua storia. La Vita è una fonte inesauribile d’ispirazione. Impara ad osservarla e a raccontarla. Sarai così una brava scrittrice. Non smettere mai di leggere. Uno scrittore è in primis un grande lettore. Immagina la letteratura come una lettera di un soldato ferito al fronte, consegnata ad un commilitone, ad un altro, ad un altro ancora, sino a che non giunge a destinazione. La letteratura è un passaggio, la vita è la storia, la scrittura è quella lettera.
Ti lascio con le parole di Rainer Maria Rilke, tratte da un libricino che devi assolutamente leggere, una bussola per chi ama la scrittura e vuole vivere per essa.
“Non posso che formulare una volta di più l’augurio che entro voi stesso troviate abbastanza pazienza per sopportare e abbastanza semplicità per credere. Affidatevi sempre di più a tutto ciò che è difficile ed alla vostra solitudine. Per il resto lasciate fare la vita. Credetemi; la vita ha sempre ragione.”
Lettere a un giovane poeta, Rainer Maria Rilke
Buona scrittura.