19 febbraio 2023
di michelecasella
Mio padre ha novant’anni. Mio padre è sazio d’anni. In questi giorni ha avuto uno scompenso cardiaco che lo ha portato in terapia intensiva. Questa sera mentre lo guardavo respirare con fatica, sollevare il suo corpo possente ma ora stanco, le parole si sono cagliate nel cuore e sono fluite come il respiro.

Stringo le tue mani legnose,
Fatte di pelle macchiata d’inverno,
Ho sentito il rovescio della vita
Lo sbriciolarsi dei ruoli:
Tu incartocciato negli anni,
Io accasciato sulla poltrona
Imbottita di soffici certezze.
Mi sento lontano,
Ti sento estraneo.
Perdonami papà,
Io ti ho perdonato.
La stanza è una bolla bianca
Dove trillano i beep
E si intrecciano i fili,
A cui è appesa la vita.
Il silenzio si fa spugna
E si beve le cose
Che non ci siamo detti,
La paura di piangere,
Le fughe dallo scontro,
Le incomprensioni necessarie.
Ti perdono papà,
Io ti ho perdonato.
Non conta più la diversità,
La paura dei tuoi timidi occhi
Che vogliono fermezza,
La mia rabbia e la mia fuga,
Per poi tornare qua.
Siamo stati lontani senza saperlo,
Ci siamo cercati senza volerlo.
Ora sono a vegliare il tuo respiro,
rauco e nebbioso,
come l’aria dell’aurora che tu conosci.
Perdono papà,
Io ti ho perdonato.
Ci siano disconosciuti
Tu per la terra ed io rapito dalle nuvole.
Siamo lontani ma ora il nostro fiato si mescola.
Non bastano le parole,
La tua voce impastata
Gorgheggia ricordi,
Inutili pleonasmi,
Chincaglierie senza intelletto,
Esperienze in cui scorre sangue vero.
Perdono,
Io ti ho perdonato.
Ora che una pace non dichiarata
Presidia il nostro stare insieme,
Misuro la distanza tra noi,
Un vuoto senza memoria oramai,
Una storia scritta
Senza le parole “importanti”
A cui, da una vita, ho dato la caccia.