Salvini e la barbara verità.
Sono due le cose che posso dire con assoluta certezza in politica. Non sono mai stato leghista e berlusconiano. Comunista da giovane, in fondo tutti quelli che non avevano successo con le ragazze lo erano, democristiano in divenire. Fatta la premessa arrivo al dunque. Il discorso di Renzi in Europa è stato un esempio assoluto del nulla retorico. La luna di miele sta finendo rovinosamente ( le tasse condite dalla ripresa tardiva faranno precipitare gli Italiani verso la realtà ) e il timore è che stiano finendo le azioni di prestigio che hanno fatto innamorare il popolo italiano del Magnifico. Spero ovviamente di venire smentito dalla storia e dai fatti. Gufare non piace a nessuno. Purtroppo, da Renziano della prima ora, quando esserlo significava essere perdenti, ora pentito, non posso che riconoscere che la discontinuità con il governo Letta e Monti non c’è, gli ottanta euro sono stati un abile manovra elettorale che verrà cancellata dalle nuove tasse sui servizi ( TASI in primis ). A tal proposito TASI in dialetto veneto è l’imperativo del verbo tacere, traduce il “TACI!”. Una triste coincidenza. Evoca frasi del substrato leghista del tipo “tasi e paga mona ….” Ricorsi storici di un celodurismo duro a morire. Cosa c’entra Salvini. Il suo intervento, dopo il discorso del buon Matteo, è stato lineare, chiaro, inappuntabile su tutte le questioni. Anche per quelle più barbare, come l’operazione “mare nostrum”, che sta mettendo ulteriormente in pericolo la vita dei disgraziati che tentano la traversata. Non condivido la posizione leghista ma non posso che cedere alla ragion pura seconda la quale il leghista detenga un minimo di ragione. L’Europa è una somma di egoismi e non vuole assolutamente condividere il peso dell’accoglienza di questi disperati che fuggono. L’Europa continua nel suo rigore ragionieristico, confermando il fatto che non è più un consorzio di popoli ma una struttura in mano alle banche. Le pance degli Italiani si svuotano lasciando l’eco alla dialettica impietosa del leghista Salvini, che con barbara ragione demolisce l’ottimismo oramai inconsistente di Renzi. È finito il miele, ora tocca il fiele. Poi, alla luce degli interventi innescati dalle dichiarazioni di Renzi, l’idea che sia possibile cambiare l’Europa da dentro, onestamente pare una bischerata pazzesca. Cosa c’entra tutto questo ora, dopo una calda domenica oziosa e famigliare? Niente. Ma di fatto scrivo per me e quindi…
poi Bitonci, neosindaco di Padova. La questione dello stemma cristiano per eccellenza sta spopolando in particolare sui social. Ma la fede ha bisogno di simboli? Penso che essa, sempre che serva qualcosa difenderla o promuoverla, si trasmetta per trapianto vitale, con i fatti, con la vita. In questo senso mi viene in soccorso il pragmatismo di San Giacomo, che nella sua epistola così afferma: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Lettera di San Giacomo, cap 2, 14-18 ). Concludendo di certo la cristianità intesa come dimensione profonda dell’incontro con Cristo, non trae alcun beneficio dalla crociata dei crocifissi.
