É capitato anche a me. Pensavo di esserne immune. Invece mi ha preso di sorpresa come un ladro nel proprio salotto nel cuore della notte. E tu non hai smentito nulla. Il tuo silenzio é stata un’ammissione di colpa. Una sfinge di imbarazzo e cordoglio, con il rigore di un ragioniere ma con il decoro del Nobel. Ed io ho appreso inerme e felice che il male di vivere mi ha sorvolato senza lasciare devastazione apparente. Fissando il mare increspato, di latta tinta e lucente, immerso nell’attesa della cena, attendo una smentita credibile, tra i bagnini operosi, balli di gruppo e la romagnola frenesia di morire godendo. Bandiera bianca piana e distesa, ambulanti abusivi e l’astuzia del meretricio si affollano attorno ai vacanzieri, é il segno della resa, ed io sereno per la notizia, paziente ed arrostito, attendo altre occasioni, tra mulinelli della sera portatori di sventura e la Bufera minacciata che ha riparato altrove. Ti guardo, e non temi piú neppure per la tua credibilità vacillante. Per questo ti stimo e un po’ ti invidio.

Anno domini 2012. Uno dei miei sogni si realizza: concerto di Franco Battiato. Ma la poesia si é mesciata con la realtá, annacquandola. Entrando in Villa Contarini alla ricerca del mio centro di gravitá permanente sono stato baciato dal profumo della salsiccia e della cipolla. E mi hanno trascinato nuovamente a “Casa”, la mia casa. La vita ha la concretezza della fame e la freschezza della birra e la poesia é un ottimo contorno. Trascendenza e porchetta. Maionese e polluzioni mentali….arte e commercio. La vita e la vendita della stessa, leggerezza e veritá, cultura e culatello. La rinuncia alla poesia é troppo grave per non godere socraticamente del tafano e del mercato che mi accoglie e mi guida con lo spitito sufi del fritto e delle patate naufragate nell’olio. Lode all’inviolato……


All’università come un vecchio vinile vicino ad un ipod. Non più giovane tra chi la vita la trattiene a malapena. I miei ricorsi sono un po’ lontani, ma non li confondo ancora con altro. Appeso con un filo alla gioventù o al suo ricordo. Quanta vita pronta a travolgere, una “primavera” in questa squallida aula studio. Ed io mi beo della mia estraneità come di un’occasione inattesa per evadere. Un’occasione unica. Sudore e nicotina, gelsomino e chiacchere. Qualche perla in una mare di sconvenienza. Meraviglioso. Un divenire che cavalca ed io pronto a surfare sull’onda della forza pura delle possibilità e della tenera e dolce volgarità. Spettatore non pagante della tragicommedia della gioventù che corteggia, che non si piace ma se la “tira”, che parla rumorosa, con i jeans vita bassa e camicette di pizzo compunte, che ha appena imparato a fumare e che si bacia eternamente davanti alla mia moto senza badare alla mia fretta adulta. Favolosa gioventù universitaria, malinconica ed esuberante, che un giorno, affacciata dal balcone di altre stagioni, capirà con gioia quanta fortuna e quanto tempo, con legittima ed inevitabile incoscienza, ha prodigamente sperperato. Dilapidare un patrimonio è un’emozione che non ha prezzo……………..
A casa mia dopo cena da solo stranamente , col mio pedroni acceso. Penso a quanti giorni mi saranno concessi da titolare e se ne sarò degno. Forse mi interessa solo giocare. I rospi e i grilli tentano di darmi una risposta. Ma é solo tifo. O le ultime scaramuccia di una provinciale Batracomiomachia. Qui non ci si capisce. E la classifica non interessa al Mister. Solo il fumo acerbo del mio sigaro ha ha delle novità importanti.