michele casella

Diario minimo

La morte di Martini era attesa. Lui in fondo è sempre stato in attesa, di una stagione diversa dell’umanità, di una Chiesa rinnovata, di una nuova era del dialogo e della testimonianza del Vangelo. Un pastore in attesa che tutti i membri del suo gregge facessero ritorno a casa. Da ragazzino qual ero, pieno di idee progressiste, spesso ferocemente contrarie alla Chiesa di Dio, e di domande difficili, l’incontro con la sua figura mite e determinata, spesso conosciuta su libri che mi bollivano in mano, mi ha sempre rasserenato. Un uomo di Dio, un suo confidente. E lo è stato in piedi, mansueto e determinato. Un uomo immerso nella serenità e nella pace che Dio solo sa dare. Questo stato terreno si è finalmente per lui fuso nell’immenso divino ed ora potrà vedere finalmente in faccia il nostro Creatore. Arrivederci Cardinale Pastore, porti un saluto a Dio da parte mia, da parte nostra, e lo inviti a farsi sentire.

Dall’Ungheria col furgone: l’ispirazione vien dal peggio

Oggi finché il caldo cercava di farmi colare, tornando con il mio furgone da kossovaro in trasferta, ho avuto un’illuminazione. Una lampo di giacinto ed oro mi ha abbagliato ed una voce mi ha investito: “Devi scrivere un libro”. Un comando Divino. A dir il vero alcuni me lo consigliano scherzosamente da tempi non sospetti, ma ora ne sono convinto, sono pronto, sono abbastanza impudente ed incosciente per farlo. Lo faccio perché ho bisogno di evacuare un po’ di vita che mi si è accumulata polverosa nella memoria. Ingombra e questo non va bene. Lo farò perché ho caldo, perché sono sudato come un facocero in una sauna, e voglio fare un viaggio in quel paese che mi assomiglia tanto. E non ho nulla da perdere. Temo un blocco intestinale della creatività e dei miei desideri. Non voglio che un giorno, senza accorgermene, sazio del niente, correre pure il rischio di buttare tutto, preso da un raptus riordinatore e cieco. Anche la vita si accumula. E i vascelli vagabondi sono pronti per il trasporto, per il viaggio. C’è chi la Vita la vende, chi ne fa utilità filantropica, chi la feconda, chi la sgombra senza alcuna pietà e tanta rassegnazione, come si fa con le cose inutili nei giorni prefestivi. E poi c’è chi la canta. Mentre pensavo a tutto questo, con la mia solita faccia da ebete, un camionista ha iniziato ha strombazzare ferocemente, non mi sono accorto che preso dalla mia deriva filosofica facevo i trenta allora sulla statale che porta verso casa, una statale di fuoco e sale. Mentre il tir di 18 metri mi superava e il placido camionista smoccolava in ungherese, ho notato che l’omino dall’autoarticolato, con il braccio destro eseguiva un movimento da interpretare…… dai, credici, provaci, non pensare al come, metti giù una tua storia….Poi il buon senso del socio ACI che c’è in me mi ha riportato alla realtà: forse, il buon magiaro scazzato, mi ha semplicemente mandato a fanculo. Il mio primo trainer letterario un camionista che mi manda a quel paese: già questa è una storia. Fra un annetto ne riparliamo, sperando nel frattempo di non venir travolto dal giudizio divino e dal furore degli autisti in canotta. Notte….

Spesso il male di vivere ho incontrato….

É capitato anche a me. Pensavo di esserne immune. Invece mi ha preso di sorpresa come un ladro nel proprio salotto nel cuore della notte.  E tu non hai smentito nulla. Il tuo silenzio é stata un’ammissione di colpa. Una sfinge di imbarazzo e cordoglio, con il rigore di un ragioniere ma con il decoro del Nobel. Ed io ho appreso inerme e felice che il male di vivere mi ha sorvolato senza lasciare devastazione apparente. Fissando il mare increspato, di latta tinta e lucente, immerso nell’attesa della cena, attendo una smentita credibile, tra i bagnini operosi, balli di gruppo e la romagnola frenesia di morire godendo. Bandiera bianca piana e distesa, ambulanti abusivi e l’astuzia del meretricio si affollano attorno ai vacanzieri, é il segno della resa, ed io sereno per la notizia, paziente ed arrostito, attendo altre occasioni, tra mulinelli della sera portatori di sventura e la Bufera minacciata che ha riparato altrove. Ti guardo, e non temi piú neppure per la tua credibilità vacillante. Per questo ti stimo e un po’ ti invidio.

Poesia alla griglia

Anno domini 2012. Uno dei miei sogni si realizza: concerto di Franco Battiato. Ma la poesia si é mesciata con la realtá, annacquandola. Entrando in Villa Contarini alla ricerca del mio centro di gravitá permanente sono stato baciato dal profumo della salsiccia e della cipolla. E mi hanno trascinato nuovamente a “Casa”, la mia casa. La vita ha la concretezza della fame e la freschezza della birra e la poesia é un ottimo contorno. Trascendenza e porchetta. Maionese e polluzioni mentali….arte e commercio. La vita e la vendita della stessa, leggerezza e veritá,  cultura e culatello. La rinuncia alla poesia é troppo grave per non godere socraticamente del tafano e del mercato che mi accoglie e mi guida con lo spitito sufi del fritto e delle patate naufragate nell’olio. Lode all’inviolato……

Non esiste saggezza

Questa è una domanda senza punto interrogativo. Magari non canonica nella forma, ma attuale nella sostanza. Per quanto uno possa attendersi la meraviglia dell’essere smentito nel pessimissimo da bottega, quello semplice da confezionare e da digerire, la querelle rimane, la domanda affonda le radici nell’informe dottrina del significato ultimo, del non detto, dell’eterno ritorno che passa subito, senza soste di cortesia. Se non ora, vi sarà mai saggezza? L’Amore avrà mai un suo corpo inviolato e un prato su cui stendersi. Vi sarà mai il filtro dell’eterna follia che porta alla ragionevole morte? Ha senso una domanda la cui risposta può frantumare la dolcezza di un’attesa…..di una speranza?
Le cicale assordanti con questo caldo sembrano imporlo imperiosamente. Non c’è saggezza, c’è solo ricerca nelle ore più calde del giorno, c’è posarsi nel frastuono silenzioso del meriggio…….. e deve bastare.
Arriverà l’inverno, ed allora ne riparleremo con chi ora canta, con i paladini della quete, con Galvano e il Re pescatore….

Ai confini della realtà

Mi sono preso dei giorni per prepararmi alla “sufficienza” del mio penultimo esame universitario. Caldo da morire, sudore e canti trobadorici, sfinimento e leggi applicate della grammatica generativa. Dopo un primo round estenuante, esco dalla biblioteca cerco un angolo ombroso per riassestarmi. Accendo il mio sigaro e penso al casino in cui ho lasciato la mia famiglia, che porta avanti la baracca per permettermi di studiare ( per inciso un grazie di cuore ). Sono lì disteso da cinque minuti che sbuffo fumo ansimante ed un giovane scapigliato, cogli occhi fuori dalle orbite, in preda ad un delirio post sovraesposizione da condizionamento d’aria ( fatale in questi giorni ) senza chiedermi nulla si accascia accanto a me ed inizia a parlare.
Lo sa che non esistono religioni ma esiste solo Dio”. Lo fisso aspettandomi la battuta o cercando di capire se lo conosco ma però non lo riconosco. “Anzi… esistono più divinità in virtù della multiformità dell’uomo…..” e mi mitraglia con una serie di citazioni di filosofi sconosciuti, circoli pseudoesoterici e siti web anti-cristiani. Lo lascio scaricare, probabilmente è stato confuso dai miei emaciati sandali francescani e dalla mia barba canuta, per non parlare della mia panza assolutamente clericale. Mosso da sincero spirito fraterno aspetto che finisca per riorganizzare le idee ed avviarmi ad un pacifico e costruttivo confronto, senza alcuna pretesa, senza nessuna voglia di disvelare alcuna verità…. Le mie buone intenzioni si stanno mobilitando per farmi parlare quando il giovane, guardandosi di soppiatto attorno, mi bisbiglia…”In realtà io sono un cacciatore di divinità, ci stiamo preparando per sovvertire l’ordine mondiale, imposto dalle falsità dei padri della chiesa e dalle strutture che nei secoli hanno messo in piedi per soggiogare l’individuo e il politeismo vera natura cosmica…..”. Questo è troppo. Faccio l’ultimo tiro, tanto che la brace del mio sigaro diventa un faro, e prima che tiri fuori dal suo zainetto qualcosa, emetto il verbo. “ Giovane uomo, la fortuna oggi ti ha baciato in fronte….sono il Dio MÜR, del regno di Wondogenet e vengo dall’oltretomba per il concistoro, attendevo il messaggero…ora sei qui, dimmi dove e dimmi quando, affinché la nostra epifania si possa compiere”. Il giovane mi fissa sbalordito. Ha inteso che sono pazzo. Io lo fisso ancora con gli occhi spalancati. Devo averlo impressionato, perché si alza come se fosse stato seduto su un serpente a sonagli. ”Devo andare, ho l’esame di filosofia teoretica venerdì, mi scusi, la saluto….” Visto in piedi noto che è così magro che non ha nemmeno il culo. Si gira spaesato e mi chiede ”scusi, come ha detto che si chiama?”….”MÜR, Dio MÜR….”. E gli sorrido mefistofelico. Se ne va. Anche oggi ho fatto la mia buona azione. 

Uno sbarco alieno politicamente scorretto in Piazzale Kennedy

Non si può sempre accomodare. C’è un confine oltre il quale c’è il rischio di non riconoscersi più. Quando si corre questo rischio si possono fare varie cose. Ma cosa è successo? Scusate, dimenticavo l’antefatto! Ieri sera, dopo aver ricevuto un invito, sono andato ad una manifestazione nel mio paese. Una manifestazione contro la chiusura dell’ospedale. Tema caldo e delicato. Una manifestazione di cittadini. Ci sono andato con l’intenzione di fare numero. Ci sono andato come amministratore, sentendo il dovere di rappresentare me stesso e il mio ruolo in una manifestazione di cittadini per i cittadini. Sono però precipitato nella confusione. In modo fanciullesco. Per fortuna la mia bambina mi ha riportato a casa. Tornando, ho sfoderato uno dei miei espedienti, uno di quelli che funzionano da sempre. Sì, quando vado in confusione, cerco di uscirne con degli espedienti. Stratagemmi per ritrovare la via. Mi sono finto un alieno ed ho rivissuto il fatto: sono atterrato vicino a Piazzale Kennedy, dove si è tenuta la manifestazione 5 minuti prima del comizio….Ma cosa avrebbe visto l’alieno?
Avrebbe visto della gente, dei bambini giocosi che urlavano slogan e fischiavano un po’ a comando. Avrebbe visto dei cartelloni con le rivendicazioni, con le richieste che hanno spinto della gente un venerdì sera a radunarsi in un parcheggio per dare “corpo” ad un pensiero, per manifestare per i propri diritti. Avrebbe visto gente comune, con i palloncini e con la voglia di ascoltare. Avrebbe ricollegato tutto questo al concetto umano, troppo umano di democrazia. Poi avrebbe visto un cittadino, uno come tutti gli altri, ma con una fascia, una fascia di tre colori. Avrebbe ricollegato il tutto al principio basilare della democrazia: la rappresentatività. Avrebbe capito che quell’uomo è stato scelto dai cittadini per rappresentarli, per curarne diritti, interessi e le scelte per la loro vita “sociale”. Non tutti, ovviamente, avranno scelto quell’uomo, ma se ha quella fascia, sicuramente la maggioranza lo ha fatto. Una fascia che merita per questo rispetto. Tutto bene. L’alieno si sarebbe accomodato nella sua astronave, parcheggiata per bene, non avrebbe aperto i finestrini per non far entrare l’afa, ma avrebbe aspettato l’evento. Avrebbe atteso l’inizio della sua lezioncina sull’umanità. Gli elementi ci sono tutti….. la gente, il loro sistema di governo, i rappresentanti, una manifestazione di pensiero comune. Chi è stato incaricato di condurre il comizio fa le solite premesse, un gruppo apartitico e apolitico, gli interessi del paese….tutto in regola, troppo forse….tant’è che l’alieno starebbe quasi quasi pensando di andarsene. Su un altro pianeta, meno scontato, meno ordinario….Poi, mentre si sta accingendo a scaldare i reattori, dal comizio un’altra voce urlante contro il cittadino con la fascia. “Lei Sindaco ( …ah così si chiama il rappresentante dei cittadini…avrebbe detto ), lei Sindaco qui non parla….Lei qui non spiega, Lei qui non informa, Lei sta zitto….L’alieno è disorientato, cerca di capire… forse quello in realtà non è un gruppo che cura gli interessi di tutti i cittadini. Quella invece è una parte dei cittadini del paese: una parte…? Ma l’assemblea è apartitica o no? Il rappresentante di tutti dovrebbe parlare, spiegare, difendere o no?….l’alieno svalvola. Il cittadino con la fascia, il sindaco, piega la fascia che rappresenta tutti, ascolta il resto in silenzio. “Ma i democratici dovrebbero opporsi”, penserebbe l’alieno, “dovrebbero permettere a chi rappresenta tutti di parlare…… Ma questi forse sono tali solo con chi la pensa come loro….. In un’assemblea pubblica un cittadino che rappresenta tutti non può parlare?…..Lo possono fare tutti, i bambini, chi agita cartelli, non lo può fare il rappresentante di tutti ….”. L’alieno, preso da una forte emicrania, darebbe gas ai motori e se ne tornerebbe nelle galassie in cerca di coerenza…la democrazia sulla Terra, in quella porzione di Terra è solo una parola… i fatti sono altri…meglio cambiare pianeta……
Non funziona! Ritorno in me. Il mio espediente non funziona stavolta. Forse mi sono sbagliato, forse non dovevo andare, non dovevo provare a capire. Non c’è nulla da capire. Ma la democrazia tanto sbandierata è un’altra cosa. Il rappresentante dei cittadini zittito da pochi è politica antidemocratica. É demagogia. È roba d’altri tempi. Roba da extraterrestri.

Il cosmo nel tinello……

Dopo la solita giornata campale….stasera bagnetto con la mia piccola. Tutte le mie preoccupazioni sono annegate tra la tigre arancione e un barbapapà. Finché le raccontavo i miei traffici e le mie pene mi ammoniva con la sapienza di chi è appena atterrato su questo pianeta e conosce le supernove, le galassie immense e l’origine di tutto. Sono sfinito di gioia mentre lei gioca con gli elementi e il suo piedino scivoloso per il sapone. Nulla è più chiaro di prima, tutto ha ora però un senso. Di ogni cosa,  del Tutto e dell’Eterno, il gorgheggiare di mia figlia porta una credibile verità. E mi é soave naufragare nel catino del bagnetto, tra Nemo, la tartaruga e gli occhi cosmici suoi che mi sorridono………

Nicotina e gelsomino

All’università come un vecchio vinile vicino ad un ipod. Non più giovane tra chi la vita la trattiene a malapena. I miei ricorsi sono un po’ lontani, ma non li confondo ancora con altro. Appeso con un filo alla gioventù o al suo ricordo. Quanta vita pronta a travolgere, una “primavera” in questa squallida aula studio. Ed io mi beo della mia estraneità come di un’occasione inattesa per evadere. Un’occasione unica. Sudore e nicotina, gelsomino e chiacchere. Qualche perla in una mare di sconvenienza. Meraviglioso. Un divenire che cavalca ed io pronto a surfare sull’onda della forza pura delle possibilità e della tenera e dolce volgarità. Spettatore non pagante della tragicommedia della gioventù che corteggia, che non si piace ma se la “tira”, che parla rumorosa, con i jeans vita bassa e camicette di pizzo compunte, che ha appena imparato a fumare e che si bacia eternamente davanti alla mia moto senza badare alla mia fretta adulta. Favolosa gioventù universitaria, malinconica ed esuberante, che un giorno, affacciata dal balcone di altre stagioni, capirà con gioia quanta fortuna e quanto tempo, con legittima ed inevitabile incoscienza, ha prodigamente sperperato. Dilapidare un patrimonio è un’emozione che non ha prezzo……………..

Le virtú del sigaro….

A casa mia dopo cena da solo stranamente , col mio  pedroni acceso. Penso a quanti giorni mi saranno concessi da titolare e se ne sarò degno. Forse mi interessa solo giocare. I rospi e i grilli tentano di darmi una risposta. Ma é solo tifo. O le ultime scaramuccia di una provinciale Batracomiomachia. Qui non ci si capisce. E la classifica non interessa al Mister. Solo il fumo acerbo del mio sigaro ha ha delle novità importanti.